Infortuni sul lavoro: i dati dell’Inail sono allarmanti

Sono stati pubblicati dall’Inail (istituto nazionale assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) i dati in merito agli infortuni e alle malattie professionali. Il periodo analizzato va da gennaio a maggio del corrente anno (2022). Al di là della pandemia dovuta al Covid e dei contagi registrati in questi ultimi due anni, purtroppo, gli infortuni tradizionali che sono stati denunciati, sono aumentati del 20%, mentre i casi di mortalità del 10% circa.

La ripresa economica deve parallelamente seguire e garantire la salute e la sicurezza sul lavoro, lo ha affermato il presidente Inail Franco Bettoni, tirando in causa anche il capo dello Stato Sergio Mattarella, quest’ultimo, sempre attento e sensibile alla problematica. Gli infortuni registrati a maggio del 2022, sono 323.806, rispetto ai 219.262 dello scorso anno.

Nel coordinamento tra la segreteria regionale Ugl Lazio e l’associazione Alis, sono stati presi in considerazione ed ovviamente analizzati i dati che riguardano la regione della Capitale, le tabelle open data hanno registrato 25.266 infortuni, dati allarmanti rispetto ai 15.180 infortuni del maggio 2021.

Nello specifico, sono state analizzate le province, di seguito: Frosinone 1.363 (8 con esito mortale), Latina 2.420 (8 con esito mortale), Rieti 665 (0 con esito mortale), Viterbo 1.297 ( 0 con esito mortale) e Roma con 19.521 (21 con esito mortale).

Gli infortuni registrati su mezzi di trasporto sono 1.611, senza invece, 2.046 per un totale di 3.657.

Sempre nella regione Lazio, le malattie professionali, stando ai dati di maggio 2022 sono 1.814, spalmate per singole province, abbiamo: Frosinone 532Latina 317Rieti 193Viterbo 142 e Roma 630.

Armando Valiani e Wladymiro Wysocki, ripsettivamente segretario regionale Ugl e presidente Alis (associazione lavoratori italiani per la sicurezza), hanno evidenziato, dopo aver osservato attentamente i dati, “un elemento importante in merito alla crescita delle malattie professionali dovute anche al numero di denunce di infortuni da Covid e in parte anche agli infortuni tradizionali, le morti sul lavoro si sono ridotte, il dato è però causato dall’effetto dei contagi e dalle restrizioni dovute alla pandemia, il dato è quindi scoraggiante – spiegano – , analizzando il contesto sociale le morti sono aumentate del 10%”.

Bisogna lavorare ancora di più, affinché la sicurezza sul lavoro diventi priorità prima del lavoro stesso, servono azioni correttive per i lavoratori e per le stesse aziende, fondamentale la politica della sicurezza, con formazione e addestramento specifico partendo già dal mondo della scuola, per formare futuri imprenditori, lavoratori e datori.

Lavoro e felicità: quali sono le caratteristiche dell’impiego ideale per gli europei?

Uno studio di PageGroup su 5.000 persone indaga sulle qualità ricercate nel “lavoro dei sogni”, tra risposte prevedibili e alcune sorprese

In che tipo di azienda “dei sogni” vorrebbero lavorare i candidati europei? Che tipo di benefits e che tipologia contrattuale preferiscono? A questa e ad altre domande ha provato a rispondere la società di recruiting PageGroup, intervistando circa 5.000 persone, sia occupate che in cerca di impiego, in tutta Europa.

Tanto per cominciare, non stupirà di certo scoprire che la stabilità contrattuale, specie dopo quasi due anni di crisi scatenata dalla pandemia, la fa da padrona nella ricerca di benessere lavorativo: l’80% degli intervistati vorrebbe, dunque, un posto fisso, il 34% desidera un contratto temporaneo e solo il 15% si accontenterebbe di qualsiasi tipologia contrattuale.

Per quanto riguarda il livello di dimensioni dell’azienda, le preferite sono le medie imprese (41%). Seguono le grandi aziende (30%) e le piccole (25%). La media azienda ha diversi vantaggi, tra cui il rapido processo decisionale (36%), le maggiori opportunità di formazione (30%) e una più chiara vision strategica (27%).
Chi aspira, invece, a lavorare per le grandi imprese, è più attratto dalla prospettiva di avanzamento di carriera e dalla possibilità di guadagnare di più. Anche le piccole imprese, nonostante siano l’opzione meno preferita, offrono una serie di vantaggi, come un processo decisionale accelerato (41%), la cultura organizzativa più a misura d’uomo (40%) e maggiore autonomia nello svolgimento delle mansioni (36%).

Capitolo “benefits”: ben il 71% di chi ha risposto all’indagine sceglie la formazione e l’avanzamento di carriera tra quelli più desiderabili. Importante anche la possibilità di lavorare per una realtà impegnata nella Responsabilità Sociale d’Impresa, che si concretizza nel rispetto dei diritti umani (97%), dell’ambiente (96%) e nella responsabilità economica (94%)”; anche l’assistenza sanitaria privata è considerata una delle maggiori priorità dal 51% dei rispondenti.

Infine, dallo studio emerge anche il desiderio di poter lavorare, in tutto o in parte da remoto (59%): tra questi, sono le donne ad apprezzare maggiormente le modalità di lavoro flessibili rispetto agli uomini (65% contro il 53%).

Il rilancio del turismo per favorire occupazione e sviluppo

Tutte le iniziative hanno l’obiettivo di innovare e connettere digitalmente l’offerta e la promozione turistica del Paese

Rilanciare il settore del turismo attraverso il finanziamento di progetti per lo sviluppo dell’attrattività e delle presenze. Con la nuova stagione turistica alle porte, le iniziative intraprese per fornire una spinta a uno dei comparti più importanti per il nostro Paese, data la concentrazione straordinaria del patrimonio artistico, culturale e paesaggistico, si indirizzano su più fronti, puntando a coinvolgere tutti gli attori: enti locali, imprese, lavoratori, comunità. Tutto questo a partire, naturalmente, dai fondi stanziati all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza, in particolare riguardo con riferimento al turismo 4.0: si va dalle risorse stanziate a favore del credito d’imposta per la digitalizzazione delle agenzie di viaggio e dai tour operator, pari a 98 milioni di euro, fino al contributo a fondo perduto a favore delle imprese turistiche per la riqualificazione delle strutture, con un ulteriore importo di 100 milioni per la digitalizzazione delle agenzie di viaggio e dai tour operator.

L’obiettivo, utilizzando la leva finanziaria dei progetti legati al Pnrr, è quello di innovare e connettere digitalmente l’offerta e la promozione turistica del Paese, attraverso la realizzazione di una piattaforma digitale, unica e integrata che sia in grado di bilanciare i flussi turistici investendo nel turismo sostenibile, nel patrimonio culturale e nel paesaggio, così come di rafforzare la competitività delle imprese turistiche, grazie al sostentamento degli investimenti finalizzati alla riqualificazione eco-sostenibile e al miglioramento degli standard dei servizi di ospitalità, nonché all’aumento dei processi di integrazione e unificazione tra imprese volte a migliorare la qualità dei servizi. Spazio, inoltre, ad incentivi che possano portare alla nascita, alla crescita e allo sviluppo del settore con particolare attenzione alla transizione verde del settore turistico, al fine di accelerare la riduzione dell’impatto ambientale delle attività e dei servizi turistici.

Su un piano più strettamente gestionale, proprio per stimolare la vocazione turistica italiana, la nazione con il patrimonio artistico più ricco al mondo, Invitalia e il Ministero del Turismo hanno lanciato il “Fondo siti Unesco e città creative”, con una dotazione finanziaria complessiva di 75 milioni di euro. Possono presentare la domanda di finanziamento i comuni nei cui territori si trovano siti riconosciuti patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco e i comuni appartenenti alla rete delle città creative della stessa organizzazione. Per accedere al bando è necessario che i comuni siano classificati in base alla “vocazione turistica” attraverso i codici letterali e le definizioni stabilite dall’Istat e riportate sul portale dell’ente. Tra gli interventi finanziati dal Fondo figurano la realizzazione di strumenti di valorizzazione e promozione turistica digitale, progetti di marketing e itinerari turistici, oltre ad opere di carattere edilizio, strutturale o impiantistico, allestimenti su siti culturali, paesaggistici e naturalistici funzionali ad accrescere la fruizione e l’attrattività turistica.

Grazie ai progetti legati al PNRR, inoltre, si punta ad aumentare il numero dei complessi culturali restaurati e resi accessibili per creare valide e qualificate alternative turistiche e culturali a quelle più note, aprire e rendere accessibili nuovi parchi e ville storiche e naturalmente accrescere l’occupazione di personale qualificato per la gestione della nuova offerta turistica. Una delle strade più sostenibili e vantaggiose per la creazione di nuova occupazione qualificata.

Fonte: ClicLavoro

Disabilità e lavoro: il sostegno della tecnologia

Le opportunità offerte dai sistemi delle tecnologie IT e dell’Intelligenza artificiale possono sostenere le esigenze e le capacità di tutti, nel pieno rispetto delle diversità

Sostenere le persone con disabilità nel mondo del lavoro, dal collocamento iniziale fino alle tutele e alle dovute garanzie, è un dovere morale per la nostra società. Il collocamento delle persone con disabilità in Italia, in particolare, è disciplinato dalla Legge 12 marzo 1999, n. 68, “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”: la legge promuove l’inserimento e l’integrazione delle persone con disabilità nel mondo del lavoro attraverso il “collocamento mirato” affidato agli “uffici competenti” individuati dalle regioni. Ma per rimuovere gli ostacoli e favorire ulteriormente l’occupazione delle persone con disabilità sono diverse le iniziative assunte in ambito istituzionale, tanto a livello nazionale quanto regionale. Del resto, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione digitale, elementi che hanno vissuto un vero e proprio “boom” negli ultimi dieci-quindici anni, possono giocare un ruolo di primo piano anche in questo contesto, fornendo strumenti, conoscenze, modalità finora inedite per attività di supporto e inserimento lavorativo. Cogliere le opportunità offerte dai sistemi delle tecnologie IT e dell’Intelligenza artificiale, infatti, può aiutare a seguire le esigenze e le capacità di tutti, nel pieno rispetto delle diversità.

Sempre a tal riguardo, dal punto di vista normativo, al termine di un processo durato a lungo, sono state infine adottate le linee guida in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità. Attraverso le Linee guida si intende assicurare sull’intero territorio nazionale la presenza e la fruibilità di servizi, strumenti e risorse adeguati destinati ai cittadini con disabilità e alle imprese interessate dalla normativa del collocamento mirato, standardizzando processi e prassi attuative, strutturando sistemi e flussi di monitoraggio e valutazione, promuovendo concreti modelli partecipativi e di collaborazione a livello interistituzionale. Le Linee guida, nel dettaglio, prevedono interventi concreti specifici rivolti a:

  • giovani con disabilità non ancora in età da lavoro o ancora all’interno del sistema d’istruzione, che saranno “accompagnati” in un percorso di inclusione sociale e integrazione lavorativa;
  • coloro che accedono per la prima volta alle liste del collocamento obbligatorio o sono iscritti da non oltre 24 mesi;
  • disoccupati da oltre 24 mesi e persone che rientrano nel mercato del lavoro dopo dimissioni, licenziamenti o lunghi periodi di malattia, infortunio sul lavoro, malattia professionale o riabilitazione.

Inoltre, come strumento di indirizzo e coordinamento a livello nazionale, è stata istituita la Banca dati del collocamento obbligatorio mirato, per definire e semplificare le modalità attuative della raccolta di informazioni e la semplificazione degli adempimenti riguardanti le assunzioni mirate delle persone diversamente abili, attraverso collaborazioni dirette con Inps e Inail. Risultano poi centrali nel nuovo schema del collocamento mirato gli strumenti dell’accomodamento ragionevole; il potenziamento delle competenze degli operatori dei Centri per l’Impiego e il più ampio coinvolgimento del lavoratore nel progetto di inserimento e mantenimento al lavoro, oltre all’attenzione al processo di valutazione della disabilità secondo il modello bio-psico-sociale.

A un livello parallelo rispetto all’aspetto normativo e legislativo, il supporto fornito dalla tecnologia, come accennato, può e deve svolgere una funzione essenziale in questo senso. Del resto, in molti casi, la necessità di fornire risposte alle esigenze delle persone con disabilità ha stimolato la ricerca e la stessa innovazione tecnologica e il mercato offerto dai consumatori disabili è stato determinante per lo sviluppo di tecnologie e soluzioni operative oggi in uso per tutti. Cooperative sociali attive in tutta Italia dimostrano quotidianamente come sia possibile organizzare attività lavorative per disabili anche di tipo mentale nel campo della dematerializzazione e dell’inserimento dati, non limitandosi a proporre le attività di questo tipo a portatori di handicap, ma offrendo un’autentica occupazione lavorativa, applicando il contratto collettivo nazionale di lavoro delle cooperative sociali. Se i lavoratori con disabilità operano già con successo nelle attività di dematerializzazione tradizionale, è possibile che trovino un impiego anche nelle attività di back office avanzato, ovvero essendo in grado di acquisire, estrarre ed elaborare i dati da una varietà di formati di documenti generando successivamente informazione a valore aggiunto. In altri termini, i tradizionali metodi di digitalizzazione sono destinati a lasciare il posto a tecniche più evolute in grado di aggiungere, già fin dalle prime fasi di elaborazione di dati disponibili su fonti digitali o di altra natura, conoscenza aggiuntiva utile per analisi di livello più qualificato.

Fonte: ClicLavoro

Nuove tecnologie e transizione digitale, le leve per il boom dell’industria manifatturiera

Le tecnologie 4.0 innescano un circolo virtuoso destinato a favorire una fortissima crescita nel prossimo triennio

Le tecnologie 4.0 al servizio delle imprese e dei lavoratori, in particolare del settore metalmeccanico e manifatturiero, saranno in grado di innescare un circolo virtuoso destinato a favorire una fortissima crescita nel prossimo triennio. Sono questi i dati che emergono dalla recente indagine 2022 condotta da Fòrema, in riferimento a due processi legati tra loro, ovvero le transizioni digitali e verde. A sostegno di quanto questo scenario rappresenti il futuro anche a livello globale, il rapporto “The Rise of the Smarter, Swifter, Safer Production Employee”, realizzato dall’Ericsson IndustryLab, ha analizzato la trasformazione in atto da cui emerge una crescente richiesta di maggiore produttività ed efficienza. Basta pensare che le tecnologie dell’automazione hanno permesso alla manifattura di assorbire l’impatto della crisi economica generata dalla pandemia da Covid 19: il 78% delle aziende manifatturiere italiane ha infatti dichiarato una performance finanziaria invariata o addirittura migliorata.

La ricerca realizzata dall’ente di formazione di Assindustria, nel dettaglio, si è focalizzata su come cambieranno nei prossimi anni le aziende, a livello tanto di attività e funzioni quanto di relazioni organizzative. Secondo il sondaggio incluso nello studio di Fòrema, il 30% delle aziende, la stragrande maggioranza delle quali fa parte dei settori manifatturiero e metalmeccanico, prevede un aumento delle attività e il 17% si aspetta un cambiamento radicale dell’azienda: sono le grandi aziende a prospettare trasformazioni più radicali rispetto alle piccole e medie imprese, in termini quantitativi e qualitativi.

In tema di digitalizzazione, il 52% delle aziende dichiara di aver già realizzato interventi formativi per adeguare le competenze tecniche e comportamentali in ambito digitale: questo testimonia come i processi di digitalizzazione abbiano dunque coinvolto la maggior parte delle aziende intervistate, anche se questi percorsi riguardano prevalentemente i settori della progettazione e direzionale e in minor parte i profili più operativi. Sulla questione della sostenibilità, invece, meno della metà delle aziende ha dichiarato di aver realizzato azioni specifiche per dotarsi di competenze per una maggiore sostenibilità d’impresa: un argomento sul quale occorrono sforzi ulteriori.

Per affrontare una situazione di continui cambiamenti, le aziende devono puntare a nuove professionalità, assumendo figure come Chief Technology Officer-IT manager, tecnici capaci di individuare le migliori tecnologie da applicare ai prodotti o ai servizi che l’azienda produce, ma anche i Digital manufacturing manager, vale a dire profili che nei processi produttivi sappiano usare le innovazioni. Su tutte, però, emerge l’attenzione per figure capaci di riprogettare e pianificare la produzione e la gestione dei flussi di materiali in ingresso e in uscita sulle linee produttive: in questo periodo di crisi dei costi dei materiali sono figure fondamentali per mantenere redditizio il ciclo produttivo. Del resto, secondo la ricerca “The Rise of the Smarter, Swifter, Safer Production Employee” l’Italia si conferma uno dei Paesi più avanzati in termini di utilizzo di tool ICT, con il 48% delle imprese che utilizzano almeno tre delle tecnologie prese in considerazione, rispetto al 41% della media globale.

Tuttavia, ci sono alcune sfide che il settore manifatturiero si trova ad affrontare in un contesto ancora condizionato dalla pandemia, come la concorrenza internazionale, la necessità di una maggiore flessibilità e la sfida di una maggiore sicurezza sul lavoro. E non solo, perché per restare al passo con l’evoluzione della tecnologia le imprese si trovano davanti anche alla necessità di aggiornare i macchinari e i dispositivi, efficientare i processi per soddisfare il bisogno di una maggiore sostenibilità e per aumentare la resilienza delle supply chain. Sfide che per l’industria italiana costituiscono un percorso affascinante e ricco di opportunità di sviluppo.

2022 Anno europeo dei giovani: tutte le iniziative!

I bandi della Fondazione Europea della gioventù, un ricco calendario eventi, la piattaforma per far sentire la propria voce e l’Hackathon del Parlamento europeo

Il 2022 è l’anno europeo dei giovani. La Commissione europea assicura che “l’iniziativa punterà i riflettori sull’importanza della gioventù europea nella costruzione di un futuro migliore: più verde, più inclusivo e più digitale”.

In occasione dell’iniziativa europea #EYY2022 sono tantissime le opportunità per i giovani di fare formazione, conoscere nuove persone e coetanei per condividere esperienze e partecipare ad attività in tutta Europa: tutti gli eventi sono raccolti nella pagina ufficiale preparata sul sito della Commissione Europea. Molte le iniziative e le occasioni per i giovani europei di far sentire la loro voce e condividere la loro visione per il futuro.

La Fondazione Europea per la Gioventù (EYF), ad esempio, un ente fondato dal Consiglio d’Europa, per fornire sostegno economico e formativo alle organizzazioni europee attive nell’ambito giovanile, promuove due bandi per intervenire su alcune aree che sono prioritarie: rivitalizzare la democrazia pluralista; l’accesso dei giovani ai diritti; una società inclusiva e pacifica; migliorare il lavoro giovanile.

Le reti regionali di associazioni giovanili, le Organizzazioni giovanili nazionali e le Organizzazioni giovanili locali, a cui è indirizzato il bando, devono quindi proporre delle attività partendo dalle priorità esplicitate dalla Fondazione.

Queste attività devono fornire una risposta alle sfide che interessano il mondo giovanile a livello locale e possono tradursi in: attività di sensibilizzazione su un argomento o un problema, con l’intento di influenzare atteggiamenti, comportamenti ad uno specifico problema nel loro contesto locale; un’attività di sviluppo delle competenze: i partecipanti sviluppano competenze per affrontare i bisogni identificati; un lavoro collaborativo: le abilità e le conoscenze dei partecipanti servono come base per costruire e sviluppare un risultato (per esempio una campagna, linee guida, raccomandazioni ecc.).

Nel concreto, queste attività (che possono essere finanziate grazie al bando) possono tradursi in sessioni di formazione, incontri con esperti, workshop locali, azioni locali, visite, campagne, laboratori nelle scuole, festival. La durata massima di un progetto di “attività pilota” è di 6 mesi e il contributo massimo è di 15.000 euro. L’importo può andare a coprire anche l’intero costo dell’attività, e verrà elargito per l’80% prima dell’inizio e per il 20% alla consegna finale.

Qui è possibile accedere alla pagina ufficiale dell’iniziativa e candidarsi compilando il modulo online in lingua inglese o francese. La presentazione delle domande deve avvenire entro il 6 giugno 2022.

La Fondazione Europea per la Gioventù propone anche un’altra iniziativa: si tratta di “Democrazia Here | Democracy Now”, una campagna speciale di sensibilizzazione per ridare fiducia ai giovani nelle istituzioni. Il bando intende supportare progetti locali e attività internazionali, e la campagna mira a rafforzare il ruolo dei giovani nei processi di rilancio della democrazia in Europa e a ripristinare la fiducia reciproca tra i giovani e le istituzioni.

Sempre tra le iniziative per l’Anno europeo dei giovani, la Commissione europea ha lanciato una piattaforma digitale 3D “Dai voce alla tua visione“. Si tratta di una piattaforma interattiva in cui i giovani europei possono registrare il loro messaggio personale e unico: l’idea è quella di far loro esprimere la propria visione di futuro, che tipo di Europa vorrebbero, dalle questioni che riguardano l’occupazione, l’inclusione, la pace e la sicurezza, al cambiamento climatico, all’istruzione, alla salute. 

Queste visioni e l’idea del futuro europeo culmineranno e troveranno concretezza nelle Giornate europee dello sviluppo 2022 (EDD) – in programma nei giorni 21 e 22 giugno 2022 a Bruxelles – a cui parteciperanno dei giovani selezionati dalla Commissione europei. Sarà per loro l’occasione di farsi portavoce e rappresentanti dell’universo giovanile, e condividere con i decisori politici le loro opinioni sulle politiche europee. Quest’anno, l’evento si concentrerà sulla strategia Global Gateway dell’UE per promuovere gli investimenti sostenibili.

E ancora. Sul sito Giovani2030, la “casa digitale” creata dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale per i giovani, una sezione è dedicata all’Anno europeo dei giovani. A questo link è possibile trovare tutte le iniziative organizzate sul territorio, con un Calendario eventi molto fitto di incontri (anche online), progetti e iniziative.

Infine da segnalare l’Hackathon del Parlamento europeo #EuropeansForFuture per coinvolgere giovani creativi e celebrare i programmi europei di riferimento. L’iniziativa chiama team di studenti, comunicatori, fumettisti, illustratori, influencer e creators a confrontarsi nella realizzazione di una campagna di comunicazione social che presenti i maggiori programmi europei.

Lo scopo è coinvolgere i giovani nella costruzione di campagne di comunicazione social che  presentino i programmi europei di riferimento durante il Festival WeMakeFuture2022 che si terrà il 16, 17 e 18 giugno prossimi alla Fiera di Rimini, il Festival sull’innovazione Digitale e Sociale.
La competizione avrà luogo nelle prime due giornate del Festival, il 16 e il 17 giugno, presso la Fiera di Rimini, con premiazione del team vincitore il 18 giugno.

La sostenibilità d’impresa tra finanziamenti e nuove iniziative

Sono diversi i bandi e i progetti messi in campo per favorire la trasformazione tecnologica e digitale delle aziende italiane

Sostenere con modalità concrete nuovi investimenti imprenditoriali innovativi e sostenibili, con l’obiettivo di favorire la trasformazione tecnologica e digitale dell’impresa e orientare, al contempo, la ripresa degli investimenti verso ambiti strategici per la competitività e la crescita sostenibile del sistema economico. A questo riguardo, sono numerose le iniziative assunte tanto in ottica pubblica, attraverso i progetti legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza, tanto sotto impulso privato.

In tal senso, è stato pubblicato un nuovo decreto con il quale il Ministero dello Sviluppo economico ha istituito un regime di aiuto di interventi di questa natura. I soggetti che potranno beneficiare delle misure sono le piccole e medie imprese, in possesso, al momento della presentazione della domanda di taluni requisiti, tra i quali, ad esempio:

  • essere regolarmente costituite, iscritte e attive nel Registro delle imprese;
  • essere nel pieno e libero esercizio dei propri diritti, non essere in liquidazione volontaria e non essere sottoposte a procedure concorsuali;
  • trovarsi in regime di contabilità ordinaria e disporre di almeno due bilanci approvati e depositati presso il Registro delle imprese ovvero aver presentato, nel caso di imprese individuali e società di persone, almeno due dichiarazioni dei redditi;
  • essere in regola con le disposizioni vigenti in materia di normativa edilizia e urbanistica, del lavoro, della prevenzione degli infortuni e della salvaguardia dell’ambiente ed essere in regola in relazione agli obblighi contributivi.

A livello locale, è interessante l’iniziativa appena assunta dalla regione Emilia Romagna, con un contributo alle imprese agromeccaniche per acquistare macchinari per l’agricoltura di precisione, con l’obiettivo di ridurre le emissioni in atmosfera e favorire processi più sostenibili nella gestione di effluenti zootecnici, fertilizzanti e antiparassitari. Potranno partecipare le aziende iscritte all’Albo delle imprese agromeccaniche, istituito dalla Regione per favorire la qualificazione della professionalità. Il settore delle macchine agricole in Emilia-Romagna è uno dei principali del comparto meccanico nazionale, il primo polo produttivo di attrezzature agricole in Italia e tra i più importanti a livello europeo. 

Del resto, l’importanza della sostenibilità in campo aziendale è ormai emersa come una questione di primissimo piano all’interno dell’ecosistema imprenditoriale. Da poco, ad esempio, è nato il Digital Sustainability Index, il primo indice italiano sviluppato per misurare la sostenibilità digitale di persone, aziende e territori. Sviluppato dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale, il DiSi misura il livello di consapevolezza dell’utente nell’uso delle tecnologie digitali quali strumenti di sostenibilità e permette di calcolare le correlazioni tra tre elementi dell’individuo. Vale a dire il livello di digitalizzazione, di sostenibilità e di sostenibilità digitale.

L’indice può essere applicato a qualsiasi territorio (città, provincie, regioni) oppure a qualsiasi organizzazione complessa. In questo momento, i risultati della ricerca evidenziano come sia il Trentino Alto Adige a guidare la classifica, forte sia di un buon indice di digitalizzazione che di un alto coefficiente di cittadini che sono consapevoli del ruolo della tecnologia a supporto della sostenibilità. Seconda posizione per il Molise, grazie all’alta percentuale di cittadini molisani che – pur in condizioni infrastrutturali spesso critiche – danno grande importanza sia alla sostenibilità che al digitale come strumento a supporto della sostenibilità. Seguono Lazio, Friuli-Venezia Giulia e Sardegna.

Per favorire gli elementi sostenibili, proprio per le ragioni citate, stanno intervenendo anche istituti bancari come UniCredit e Intesa San Paolo. La prima con il finanziamento “Futuro sostenibile” da 5 milioni di euro, il nuovo piano di sostegno della banca per le imprese che vogliono migliorare la sostenibilità del proprio business, in linea con il Pnrr. Da parte di Intesa San Paolo, invece, è attivo S-Loan, soluzione a supporto degli investimenti sostenibili delle imprese. L’iniziativa è riservata alle società di capitali, incluse le imprese e cooperative sociali del Terzo Settore, impegnate a generare un impatto positivo verso l’ambiente, la società o il buon governo delle aziende. Tutte tessere che contano di contribuire al mosaico della sostenibilità.

Fonte: ClicLavoro

Donne e Ict: le iniziative per favorire accesso e formazione

Dall’impegno dell’agenzia delle Nazioni Unite ai progetti regionali e nazionali per fornire le competenze scientifiche per un mercato del lavoro più inclusivo

Le startup e pmi innovative del settore Ict continuano a crescere: sono 8.169 le aziende a inizio aprile 2022, +22,6% rispetto a inizio marzo 2021, di cui 797 Pmi e 7372 Startup. Sono dati che emergono dal terzo report di monitoraggio dedicato ai trend demografici del settore elaborato da Anitec-Assinform e InfoCamere.
Settore che cresce e che potrebbe dunque favorire una maggiore occupazione e con esso una maggiore inclusione lavorativa. Come ad esempio, delle donne.  

Nella giornata internazionale delle giovani donne nell’Ict (International Girls in Ict Day), celebrata come ogni anno il 28 aprile dall’Unione internazionale delle comunicazioni (Itu), l’agenzia delle Nazioni unite sottolinea come il divario di genere nell’Ict sia ancora ampio: circa il 30% dei professionisti nella tecnologia è donna.

Tale divario si sta assottigliando per quanto riguarda l’accesso a Internet: il 57% delle donne naviga di fronte al 62% degli uomini; la questione va analizzata sotto il profilo delle competenze e della formazione. Per questo, la giornata mondiale delle donne nell’Ict si focalizza sui temi di “accesso e sicurezza”, elementi fondamentali per permettere a tutte le ragazze e le giovani donne di utilizzare le tecnologie Ict e spendere le competenze acquisite nel mercato del lavoro.

Per far intraprendere una carriera basata sulla conoscenza delle discipline Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics), vi è la necessità di avvicinare le ragazze a queste discipline.

In questa direzione è attivo l’impegno dell’agenzia delle Nazioni Unite che coinvolge – anche grazie a iniziative come la giornata mondiale – i suoi partner in tutti i settori, al fine di collaborare insieme per trovare soluzioni e idee che riducano le barriere all’accesso e rafforzino la sicurezza online.
L’iniziativa dell’Itu “Partner2Connect” fornisce un modello di cooperazione multisettorale e di creatività per sostenere le ragazze e le loro famiglie in ogni parte del mondo.

Del resto il dato del 2021 mostra che solo il 22% delle ragazze sceglie corsi universitari nelle materie Stem. Secondo il Women in Digital Scoreboard 2021 della Commissione Ue, le donne rappresentano solo un terzo dei laureati Stem e solo il 15,5% delle startup ha come fondatrici donne.

Per questo, l’Unione internazionale delle comunicazioni promuove anche una serie di misure per incoraggiare le ragazze a iscriversi alle lauree scientifiche, aumentando del 20% le borse di studio per le donne che si iscrivono a corsi di laurea Stem.

Accanto alle misure, occorre certamente anche un intervento “culturale” che può incentivare una maggiore propensione delle ragazze verso le materie scientifiche; il cambio culturale avviene anche grazie alle iniziative che possono essere messe in atto.

Come ad esempio, il progetto promosso e finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, Ragazze Digitali ER, iniziativa di orientamento formativo che prenderà il via il prossimo giugno presso gli atenei della Regione. Si tratta di 7 Summer Camp gratuiti a carattere laboratoriale nelle università della Regione, un’edizione online, e un ulteriore percorso seminariale online per avvicinare le studentesse delle scuole secondarie all’informatica e alla programmazione. Obiettivo: diffondere il messaggio che il digitale è anche una “cosa da ragazze”.

Altra iniziativa, da parte questa volta di un’azienda, è quella di VEM sistemi (che fornisce soluzioni in ambito ICT) che promuove VEM4Girls, un progetto di Corporate Social Responsibility per ridurre il gender gap nel settore. Due i progetti: VEMforGirls Academy, che mette a disposizione delle giovani ragazze strumenti e competenze strategiche per affrontare l’evoluzione del mondo del lavoro e le professioni del futuro che rientrano sotto il cappello STEM (science, technology, engineering e mathematics). Il secondo, VEMforGirls Learning & Community è invece un progetto di formazione interno al Gruppo VEM, dedicato ai dipendenti, per sviluppare una cultura aziendale in tal senso.  

Infine, da sottolineare il progetto Girls Code it Better di Officina Futuro Fondazione W-Group, la fondazione che promuove iniziative per favorire l’inclusione socio-lavorativa. Con lo scopo di avvicinare le ragazze alla tecnologia e alle carriere Stem permette alle studentesse delle scuole secondarie di primo e secondo grado di partecipare a laboratori extrascolastici, detti club, incentrati su percorsi digitali e di imprenditorialità.

Girls Code it Better ha vinto il Premio Nazionale per le Competenze Digitali di Repubblica Digitale nella categoria “Digitale contro il divario di genere”.

Fonte: ClicLavoro

White economy, tutte le opportunità di un settore in crescita

È il settore che raccoglie principalmente i servizi relativi alle cure mediche e alle attività diagnostiche, offrendo inoltre assistenza professionale, domiciliare o in apposite strutture, per persone disabili, malate, anziane. Si tratta di un comparto che è noto come “White economy”. Allargando il suo perimetro, potrebbe rientrarvi all’interno l’industria farmaceutica, nonché il vasto segmento dell’assistenza personale, delle badanti e dell’accompagnamento. Il volume di affari mondiale del settore si è attestato negli ultimi anni sui 400 miliardi di dollari, una cifra che da sola vale più della generazione elettrica da fonti fossili e delle energie rinnovabili.

Per quanto riguarda l’Italia, i numeri sono indubbiamente consistenti, anche per via di un età media nazionale alta. Si stima che la white economy generi oltre 186 miliardi di valore della produzione e impieghi più di 2,7 milioni di addetti, tra personale medico, paramedico, addetti a servizi socio-assistenziali, addetti alla ricerca, addetti nelle produzioni del biomedicale, addetti all’industria farmaceutica. Secondo le ricerche più recenti, del resto, la domanda di cure e di assistenza che l’Italia ha di fronte difficilmente si manterrà nel medio e lungo periodo su livelli stabili; viceversa lo scenario più plausibile sembra contrassegnato da una richiesta crescente di accesso a cure mediche, esami diagnostici oltre ad una forte richiesta di assistenza per determinati segmenti in espansione della popolazione, a cominciare dall’ampia categoria di persone disabili fino agli anziani destinatari di trattamenti di long term care.

Si tratta, dunque, di un settore che possiede una duplice facciata, pubblica e privata. La componente privata interessa, in particolare, la manifattura (l’industria farmaceutica e dei dispositivi e tecnologie medicali), il commercio (gli intermediari, i grossisti e i rivenditori al dettaglio) e i servizi (l’offerta ospedaliera privata, dei professionisti sanitari e delle strutture termali). La componente pubblica, invece, riguarda i servizi erogati dagli ospedali pubblici, dai medici di medicina generale e più in generale, da tutte quelle strutture/professionisti che fanno parte del Servizio Sanitario Nazionale.

In questo quadro, negli ultimi anni il livello della produzione dell’intero cluster della white economy è stimato in forte crescita. Ad aumentare, nel dettaglio, non è stata tanto la componente manifatturiera (che anzi

si è ridimensionata e ristrutturata), ma quella dei servizi di cura e assistenziali, la cui domanda risulta in continuo incremento, immettendo risorse nel sistema economico generale e alimentando il rafforzamento del cluster stesso. Di conseguenza, anche l’impatto occupazionale risulta particolarmente rilevante, con oltre 2,7 milioni di personale occupato, anche questi in aumento dal 2005 ad oggi, nonostante la crisi, grazie in particolar modo alle attività di servizio (personale medico, paramedico, attività di assistenza domiciliare e badanti).

Si tratta di un mosaico di professionalità molto articolato, che rappresenta la vera ricchezza, soprattutto in una prospettiva futura, del sistema della white economy. Vi sono figure altamente professionalizzate, come il personale medico e paramedico, profili tecnici operanti in comparti knowledge intensive, come il farmaceutico ed il biomedicale, fino ad arrivare al personale operante nella ricerca e sviluppo. Lo standard di conoscenze e competenze, i percorsi di studio, in molti ambiti della white economy, risultano pertanto particolarmente elevati e la capacità di mantenere tali standard è un elemento di forza del settore. Se è noto che i comparti in grado di crescere e di mantenere elevati livelli di competitività sono quelli knowledge intensive, il sistema della white economy italiana è incanalato in questo percorso virtuoso. Né mancano, viceversa, ambiti in cui, il grado di professionalizzazione di alcune figure si attesta ancora su livelli contenuti: proprio per queste ragioni, il settore merita attenzione da parte di chi cerca un’occupazione ma anche quando si tratta di avviare o indirizzare il proprio percorso formativo.

Fonte: ClicLavoro

Il rilancio dei borghi italiani come opportunità di sviluppo

Sono numerose le iniziative e i progetti pensati per la ripartenza sociale ed economica di tanti piccoli comuni del nostro Paese

Lavorare sul paesaggio e sulle strutture, riqualificare il patrimonio architettonico dei borghi italiani; rilanciarne le prospettive a livello tanto abitativo quanto turistico, contribuendo al ripopolamento di luoghi di grande suggestione ormai abbandonati e allo stesso tempo innescando circuiti virtuosi di economia circolare. Sono questi alcuni degli obiettivi di numerose iniziative e progetti pensati per la ripartenza sociale ed economica di tanti piccoli comuni del nostro Paese, anche e soprattutto sul fronte dell’innovazione tecnologica. Programmi, in particolare, che prevedono di far diventare i centri storici in stato di abbandono o semi abbandono strutture di varia natura: alberghi diffusi, centri di ricerca, RSA, residenze per smart workers e lavoratori digitali.

Naturalmente, per agire in questo senso sono necessari interventi sulle infrastrutture, sia architettoniche che tecniche: lavorando, dunque, sul potenziamento della rete a banda larga, eliminando il digital divide. A questo proposito, il 19 aprile scorso è stato pubblicato l’avviso “Abilitazione al Cloud per le PA locali”, nell’ambito dell’investimento “Facilitazione Migrazione al Cloud” della Missione 1 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, per cui sono previsti circa 500 milioni di euro di finanziamento. Le risorse della misura, in particolare, sono rivolte al 40% per i comuni delle regioni Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

L’avviso “Pnrr borghi”, invece, riguarderà il rilancio di 250 comuni già selezionati a bando: un intervento di sistema, pensato per l’attrattività dei borghi storici e che è articolato in due differenti linee di azione, pensate per soddisfare diverse esigenze. La prima linea, alla quale sono destinati 420 milioni di euro, sosterrà progetti pilota per la rigenerazione culturale, sociale ed economica dei borghi a rischio abbandono o abbandonati, tramite la realizzazione di un numero limitato di interventi di carattere esemplare, uno per ciascuna Regione o Provincia Autonoma per un totale di 21 località complessive. Ciascun intervento, nel dettaglio, sarà di importo pari a 20 milioni di euro e sarà finalizzato al rilancio economico e sociale di borghi disabitati o caratterizzati da un avanzato processo di declino e abbandono. I progetti dovranno prevedere l’insediamento di nuove funzioniinfrastrutture e servizi nel campo della cultura, del turismo, del sociale o della ricerca, come ad esempio scuole o accademia di arti e dei mestieri della cultura, alberghi diffusi, residenze d’artista, centri di ricerca e campus universitari, residenze sanitarie assistenziali dove sviluppare anche programmi a matrice culturale, residenze per famiglie con lavoratori in smart working e nomadi digitali. Come evidenziano i dati più recenti, infatti, il lavoro da remoto sarà utilizzato anche oltre la scadenza del regime semplificato, già prorogato al 30 giugno, da circa nove imprese su dieci. E in questa ottica si è sviluppato a sua volta il fenomeno ormai noto come south working, tanto che una percentuale significativa di aziende, pari a circa il 15 %, consentirà di lavorare a distanza ai dipendenti originari delle regioni meridionali anche dopo il 30 giugno.

La seconda linea d’azione del programma legato alla rinascita dei borghi, invece, mira alla realizzazione di progetti locali di rigenerazione culturale di almeno 229 borghi storici. In particolare, 380 milioni andranno a sostenere le proposte presentate dai Comuni e 200 milioni di euro verranno indirizzati quale regime di aiuto a micro, piccole e medie imprese localizzate o che intendono insediarsi nei borghi che saranno selezionati. Con bando successivo, i 200 milioni di euro della seconda componente verranno assegnati alle imprese che svolgono attività culturali, turistiche, commerciali, agroalimentari e artigianali localizzati nei Comuni selezionati per la realizzazione dei progetti di rigenerazione culturale, fino a un totale complessivo tra le due componenti di circa 2,53 milioni di euro a borgo.

Un programma, quello del recupero dei borghi italiani, che potrebbe consentire di recuperare aree del paese altrimenti condannate al declino, permettendo al contrario la rinascita di spazi spesso unici per il patrimonio di bellezza culturale, artistica e sociale – basta pensare alle tradizioni nascoste in città dalla storia antichissima – dai quali passa un nuovo fermento in una nazione che ha fatto da sempre della propria diversità un tratto felicemente distintivo.

Fonte: ClicLavoro